FARA IN SABINA

Info utili
Comune: Piazza Capizucchi 1,.......................0765 411021
Pro Loco: facebook.com/proloco.poggiocatino
Poste: Piazza Indipendenza.....................0765 411616
Parroco: Don Quintilio Bonapace............389 6426137
Carabinieri: Sezione Poggio Mirteto............0765 338500
Ambulatorio: via Roma.........................................0765 411176
Farmacia: via Roma.........................................075 6411219
Dove Dormire
Link Utili.......................................www.comune.poggiocatino.ri.it
Fara è un termine longobardo con cui si indicava un gruppo familiare, discendente da uno stesso capostipite che, durante le invasioni, si insediava a formare un avamposto militare.
Il termine indicava anche il territorio che veniva assegnato dal re a ciascun gruppo familiare –una fara, appunto- quando, a seguito di conquiste, si determinavano stanziamenti stabili. Tale termine funge ancora da toponimo in alcune località dell’Italia del centro-nord, a testimonianza del millenario retaggio longobardo.
Fara in Sabina deve, dunque, la sua origine ai Longobardi che, scesi in Italia sul finire del VI secolo d.C., costruirono un importante regno durato fino all’ VIII secolo. Successivamente, Fara passò alle dipendenze dell’Abbazia benedettina di Farfa, di cui fu uno dei presìdi militari più importanti. La sua posizione elevata, infatti, a dominio del Monte Acuziano e della strada per il Monastero, faceva sì che fosse un centro di grande importanza strategica.
Il castello di Fara in Sabina appare già edificato prima del novembre 1006. Dopo vari accadimenti, il castrum fu occupato da Rustico, uno dei membri della potente famiglia dei Crescenzi Ottaviani e, nel 1082, fu conquistata da Enrico IV, che la donò nuovamente a Farfa.
Nel XV secolo, in seguito alla decadenza dell’Abbazia di Farfa, Fara in Sabina divenne feudo degli Orsini, ai quali venne sottratta, nel 1461, per un breve periodo da Federico da Montefeltro, duca di Urbino.
Tornata agli Orsini, passò poi sotto il controllo della Santa Sede, diventando capoluogo distrettuale. All’inizio del 1800, Fara in Sabina aveva circa 1200 abitanti e divenne sede del Governatorato dal quale dipendevano alcuni comuni vicini. Il tessuto urbano era suddiviso nei quartieri di via San Giacomo, Piazza della Chiesa, Piazza Forcina, Piazza del Pesce, Scaloni, Ospedale e Porta.
All’inizio del 1900, Fara in Sabina era capoluogo di mandamento, sede di Pretura, dell’Ufficio del Registro, Tenenza dei Carabinieri a cavallo, aveva il Banco di Santo Spirito e l’Antica Farmacia, oltre a numerose botteghe artigiane.
Negli anni Quaranta e Cinquanta, le arti ed i mestieri tramontarono: i sarti Traversa si trasferirono a Napoli lasciando il palazzo che porta ancora il loro nome. Dal secondo dopoguerra, lo spopolamento diventò inarrestabile, anche a causa dell’aumentata importanza dello scalo ferroviario di Passo Corese.
Sicuramente la maggiore attrazione di questo comune è l'Abbazia di Farfa, splendido monumento del Medio Evo. Farfa era un'Abbazia Imperiale, svincolata dal controllo pontificio ma vicinissima alla S. Sede. In pochi decenni diveniva uno dei centri più conosciuti e prestigiosi dell'Europa medievale; Carlo Magno stesso, poche settimane prima di essere incoronato in Campidoglio, visitò l'Abbazia e vi sostò. Per comprendere l'importanza economica di Farfa basti pensare che nel terzo decennio del IX secolo, sotto l'Abbate Ingoaldo, essa possedeva una nave commerciale esentata dai dazi dei porti dell'impero carolingio.
Storia
Tradizioni, Cultura e Leggende
Fara Music Festival: è uno dei Jazz Festival più importanti della scena internazionale. SI svolge a Luglio e presenta concerti dei più importanti musicisti Jazz mondiali. Ospita ogni anno moltissimi visitatori da tutto il mondo. Per maggiori informazioni: www.faramusic.it
Stagione del Teatro Potlach: ogni anno la compagnia teatrale TEatro Potlach, mette in scena i suoi spettacoli in vari periodi delll'anno. Per maggiori informazioni: www.teatropotlach.org
Farfa Voice Festival: evento che fa parte del nuovo network “SMS-Sabina Music Summer”, ovvero, un progetto itinerante nato dalla volontà di sperimentare, attraverso l’organizzazione di una rassegna musicale comune, l’idea di elaborare un programma culturale condiviso dalle realtà più innovative del panorama sabino. Si svolge all'interno del borgo dell'Abbazia di Farfa, in agosto, arricchito da concerti, workshop, artigianato e enogastronomia. Per maggiori informazioni: www.farfavoicefestival.it
Triplice Cinta: Tre quadrati concentrici collegati da linee centrali, a mò di croce: ecco la Triplice Cinta, simbolo importantissimo e incredibilmente scambiato dagli archeologi come un gioco. La valenza della Triplice Cinta non è ludica ma simbolica: quello che gli archeologi volutamente ignorano è che si tratta di un segnale indicatore, una traccia lasciata da iniziati per indicare un luogo dove sono presenti energie telluriche. In pratica in questi posti il magnetismo terrestre è particolarmente forte e avvertibile dal corpo umano, spesso ci si può rendere conto della sua presenza attraverso una bussola (l'ago devia dalla direzione consueta). Spesso in passato le Triplici Cinte vedevano la presenza di templi importanti con questa forma, sostituiti in epoche successive da chiese cristiane. L'origine della forma secondo alcuni studiosi del mistero è da attribuirsi alla pianta della città di Atlantide descritta da Platone nel Timeo: una serie di tre cerchi d'acqua concentrici uniti da canali a croce. ù
Lo Scheletro di Poggio Catino: in questo Comune, nel 1933, venne ritrovato, all'interno di un torrione crollato di un palazzo baronale uno scheletro. Lo scheletro, ben conservato, è stato poi portato al museo perché incatenato e testimonianza preziosa di una condanna dei secoli scorsi. E da allora cominciarono gli studi su a chi appartenessero quelle ossa, in quale periodo avesse vissuto. Ancora oggi, informazioni definitive non ci sono, ma la storia è stata ricostruita. E' stato accertato, infatti, che lo scheletro è quello di una donna, di circa trent'anni, vissuta nel 1500. Colui che rinvenne le ossa raccontò che lo scheletro era all'interno di un'antica cella, sotto le macerie, steso a terra, con le braccia intorno alle gambe ripiegate, con ceppi ai polsi e alle caviglie. I dati certi si chiudono con la certezza che la donna subì una morte orribile, forse condannata a restare in cella, senza cibo nè acqua. E le notizie si incrociano con leggende e racconti popolari. Una di questa afferma che la donna sarebbe stata presa in ostaggio dagli Orsini che conquistarono la fortezza nel XVI secolo. Un'altra versione vuole che la giovane fosse una castellana, compagna di Geppo Colonna, signore di Poggio Catino. Ma la donna si innamorò di un altro castellano e, per vendetta, Geppo la fece rinchiudere nella prigione, dove morì di inedia. Quale che sia la provenienza, a distanza di seicento anni, lo scheletro nelle catene è una toccante testimonianza dell'epoca.
Leggenda di San Silvestro: si tramanda che il miracolo più importante del Santo Protettore,divenuto Pontefice, fosse quello della vittoria sul drago della caverna che seminava ogni giorno la morte fra la gente del luogo: il drago (che viveva in una caverna alla quale si accedeva percorrendo 365 scalini,tanti quanti sono i giorni dell'anno) rappresentava il paganesimo ed i 365 gradini l'anno Romano che San Silvestro consacrò a Dio,uccidendo il mostro.
Dove siamo



Cosa vedere a Poggio Catino
Torre Longobarda (Catino)
Facilmente raggiungibile percorrendo a piedi il piccolo borgo di Catino.
L’antica Torre Longobarda, situata sulla collina del Moricone, nel territorio della Sabina, costituiva, insieme alla rocca, il nucleo fortificato di Poggio Catino.
Costruita come presidio della via Tancia, la strada alternativa alla Salaria, che collegava la Sabina a Rieti, la splendida torre ancora conserva la sua originale pianta pentagonale, intorno alla quale vennero costruiti degli edifici civili. La torre, alta più di 20 m, è ancora ben conservata, così come sono ben conservati i due torrioni d’angolo e ancora oggi controlla dall’alto l’intero paese di Poggio Catino e i dintorni del territorio catinese.
Scendendo dalla Torre Longobarda si incontrano altri monumenti d’interesse come la duecentesca Chiesa di Santa Maria dei Nobili, la seicentesca Cappella di Santa Caterina e la Chiesa di Sant’Agostino, risalente al IX secolo.
Grotte di San Michele
Da Poggio Catino prendere la strada che sale per la montagna in direzione Rieti. Dopo ca. 15 minuti la strada attraversa un ponte, in corrispondenza del quale c'è un piccolo parcheggio. Da qui parte il sentiero che, dopo ca. 15-20 minuti di cammino, porta alla Grotta di San Michele.
La Grotta di San Michele è un piccolo santuario rupestre ricavato in una grotta, ed è circondato dai boschi del Monte Tancia. Si pensa che originariamente la grotta fu un luogo dedito alla dea Vacuna, divinità Sabina delle acque e dei boschi, lo testimonia una figura femminile scolpita in una stalattite, scomparsa da 25 anni. La cristianizzazione della grotta è strettamente collegata ad una leggenda, che racconta come, nel IV secolo d.C., la zona venne devastata da un drago il quale trovò rifiugio nella grotta. Papa Silvestro, pregando una notte sul Monte Soratte, vide due angeli accompagnati da fulmini scendere dal cielo per sconfiggere il drago. L'otto maggio si recò alla grotta con una folla di fedeli e la consacrò a S. Michele. Nei secoli seguenti sorse intorno alla grotta un monastero, andato poi distrutto.
Guarda su www.youtube.com/watch?v=AGhWdiT44-Q